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Scrittura - A piccoli passi: 2. Meglio scrivere in prima o in terza persona?


Meglio scrivere in prima o in terza persona? La risposta è: dipende. Non si tratta di gusti personali, ma di come volete raccontare la vostra storia e quanto desiderate che essa sia sviluppata al meglio. Alcuni racconti saranno più incisivi in prima, altri in terza. Ma come fare a capirlo? Bisogna considerare diversi fattori: il genere, i temi trattati, l’ambientazione, la caratterizzazione dei personaggi, il livello di introspezione a cui aspirate… Per esempio, la prima persona presente esalta uno spirito giovane, i cui pensieri sono immediati, le azioni poco pensate… La terza persona al passato, invece, può essere più indicata quando si cerca un certo distacco dai fatti narrati, quando si vuol guardare con più occhi… Fermo restando che con una buona scrittura non c’è alcun limite. Uno scrittore talentuoso può essere in grado di rendere avvincente un testo in prima persona nonostante la predisposizione alla terza e viceversa. Un autore che sa guardare e riportare su carta i dettagli giusti affinché il lettore si senta immerso nel romanzo è un autore che possiede una penna magica in grado di emozionare in qualsiasi modo.


Ma è vero che la prima persona è usata dagli scrittori alle prime armi? Vi basterebbe un qualsiasi buon corso di scrittura per sapere che la risposta è no. Secco. Senza riserve. Sia in prima che in terza persona i dettagli a cui stare attenti sono molteplici. Non esiste un punto di vista narrativo più elementare e un altro più articolato. Esistono difficoltà, c’è chi ne ha di più e chi qualcuna in meno. È chiaro che un primo approccio alla scrittura può essere facilitato dalla predisposizione personale a un punto di vista piuttosto che a un altro, però non vuol dire che esso sia facile.


Quindi non è vero che la prima persona presente la usa chi non è bravo a scrivere? Se sapeste quante cose NON si possono fare scegliendo la prima persona presente capireste quanto, al contrario, è una scelta narrativa difficile da gestire. Forse a prima vista può sembrare il punto di vista narrativo più facile perché permette di esprimere meglio i pensieri, ma è tutto fuorché la scelta più semplice.


Tuttavia, il discorso sul punto di vista narrativo è ben più articolato di così. Una parte fondamentale è composta dalla focalizzazione. Cosa significa? Ne parlerò meglio nei prossimi video.


Per ora posso farvi un esempio: in una prima persona presente la cui voce narrante è il protagonista abbiamo una focalizzazione interna, significa che noi siamo il personaggio, ci muoviamo con lui, viviamo ciò che vive lui pagina dopo pagina; in una terza persona al passato la cui voce narrante non è quella di uno dei protagonisti abbiamo una focalizzazione esterna, ossia non siamo il personaggio ma osserviamo dall’esterno ciò che lui e altri fanno. A riguardo, vi parlerò della terza persona onnisciente, un tipo di narrazione che mi sta particolarmente a cuore ma che per molti esperti del settore è ormai obsoleta. Uno dei pochi scrittori che persiste nell’usarla è Stephen King. Perché Stephen King è Stephen King.


Un abbraccio!


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