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Recensione: "Mister Reality", di Emma Chase



Trama


Tutti sanno che i medici sono spesso costretti a sacrificare la propria vita privata, ma Connor Daniels è un caso davvero disperato. Trascorre le giornate in ospedale (a volte anche le notti) e ogni minuto libero con i tre figli. Non c’è da stupirsi che ricordi a malapena l’ultima volta che è uscito con una donna. Se con i pazienti non è mai stato disposto a gettare la spugna, per la sua vita sentimentale sente che non ci sono molte speranze all’orizzonte. L’infermiera Violet Robinson ha sempre fatto del suo meglio per non far capire al dottor Daniels che ha un debole per lui. Si limita a guardarlo da lontano e intende mantenere segreta la sua cotta. Il problema è che, ogni volta che Connor si avvicina troppo, Violet diventa rossa come un peperone e combina qualche guaio. Sembra incapace di rimanere indifferente, per questo lo evita il più possibile. Ma quando Connor la soccorre dopo averla vista cadere in strada, fuori dall’ospedale, si accorge che quell’infermiera timida e un po’ impacciata è una donna bella e spiritosa, in grado di strappargli il primo sorriso dopo molto tempo. Possibile che Violet si riveli la cura perfetta per il suo cuore insonnolito?






Il mio parere


L’importanza del target. Quando non si è più di primo pelo, le storie adolescenziali e dei ventenni riescono comunque a farti emozionare, se scritte in modo tale da arrivare al cuore. Tuttavia, i racconti con personaggi di età simile alla propria hanno un sapore diverso. Oltre al sogno di una bella storia d’amore, si corredano di quotidianità, difficoltà e speranze che ti toccano ogni giorno. Da buona over 30, questo romanzo ha accarezzato diverse corde della mia realtà.


Connor è un medico di quarantadue anni, divorziato da due e con tre figli maschi a carico. A quell’età, soprattutto dopo quasi vent’anni di matrimonio, è davvero difficile rimettersi in gioco. Eppure, lui ci prova. Fallendo miseramente. I suoi appuntamenti vanno male, non gli stimolano interesse e lo portano sulla strada del “resterò solo”.

Violet è un’infermiera di trent’anni che lavora nello stesso ospedale di Connor. Lei non ha alle spalle relazioni importanti, ma le difficoltà che ha dovuto superare da giovane hanno fatto sì che il suo carattere maturasse molto presto e per questo non si trova in sintonia con i suoi coetanei. E sì, che parlare di testicoli spaccati in due non è un argomento da prediligere durante un appuntamento; tuttavia, al di là delle sue gaffe, non si sente attirata da nessuno degli uomini con cui è uscita. Fra i tanti motivi, il più importante è la sua cotta stratosferica per Connor.

Sebbene entrambi i protagonisti siano attratti l’uno dall’altra, nessuno dei due si è fatto avanti a causa di un problema non indifferente: lavorano insieme, e se poi le cose dovessero andare male?


E qui inizia la storia. La meravigliosa, vera e profonda storia di Connor e Violet. Essendo un romanzo abbastanza breve, l’inquadratura è spostata di più verso Connor. Il suo rapporto con i figli, lo stare attento a non portare in casa – troppo presto nella loro relazione – una nuova figura materna a cui i ragazzi potrebbero affezionarsi e godersi questo rapporto tanto inaspettato quanto perfetto senza dimenticare che prima di tutto è un padre responsabile. Non solo. Connor è comprensivo, paziente, dolce, maturo, un uomo con la U maiuscola, sexy, divertente… In poche parole, l’uomo perfetto della fantasia di una donna che cerca stabilità è una vita amorosa firmata “per sempre”. Se proprio devo trovare il pelo nell’uovo, questo personaggio non ha un difetto (a parte scegliere un pessimo ammorbidente). Viene raccontato che la sua relazione con l’ex moglie è naufragata a causa del suo stacanovismo e questo sì che è un difetto, ma nel corso della storia Connor è un altro uomo. Quello dei sogni, come dicevo. Caratterizzato davvero bene (a parte la questione dei difetti) non cade mai nel maschilismo tossico, che vede gli uomini invincibili.


Difficilmente empatizzo con le protagoniste femminili. Spesso le trovo sciocche o troppo sopra le righe (tanto che 9 protagoniste su 10 per non meritano la controparte). Violet, invece, mi è piaciuta sin da subito (non vado matta per la goffaggine come caratteristica – perché spesso si esagera –, ma lei lo è solo in presenza di Connor e ogni volta mi ha fatto morire dalle risate) e verso il finale della storia la sua sofferenza mi ha stretto il cuore. Ho compreso alla perfezione il suo dolore e la scelta che ha voluto prendere. Soltanto un cuore nobile e davvero innamorato avrebbe potuto farlo. E di nuovo ho sentito il legame per via della fase della vita simile alla mia. Sono belle le storie dei primi amori, tuttavia la stessa forte emozione può arrivare a qualsiasi età. In quanto a sentimenti, un animo maturo non ha nulla da invidiare alla passione istintiva della gioventù. Anzi, con l’avanzare dell’età i problemi e le cose da considerare sono sempre di più e un atto d’amore può essere l’ultima tessera del Domino o la prima, in caduta sulla successiva.


Anche in questo romanzo, come in Ex e in Mister Teacher (i precedenti di questa serie di autoconclusivi), il colpo di scena che precede l’epilogo è stato diverso dai soliti litigi, dalle separazioni, dalle gelosie e tutti gli escamotage che si possono immaginare per far allontanare la coppia prima del lieto fine. È stato sì un momento emozionante, doloroso, di pathos, ma è stato un momento vero. Gestito con meticolosa realtà, tenendo conto delle emozioni di più personaggi, non solo dei protagonisti. E vi dirò, preferisco di gran lunga situazioni realistiche come quella raccontata a soluzioni fuori dal comune, utili soltanto da un punto di vista di struttura narrativa per fare il botto anziché concentrarsi su i normali imprevisti della vita. Di certo ha giocato a grande favore un’ottima caratterizzazione (capita spesso che si parli di protagonisti adulti solo a livello anagrafico, perché in realtà si comportano come bambini isterici, cosa che qui non è accaduta neanche per un secondo). Persino un personaggio odiato alla fine rivela una verità più che comprensibile, ribaltando il giudizio nei suoi confronti.


Mi auguro con tutto il cuore che l’autrice continui su questa linea, che resti sempre reale e che racconti la normalità sottolineandone l’unicità.

Come detto per Ex, non abbiamo bisogno di andare a cercare lo straordinario per sentirci vivi, le nostre stesse esistenze lo sono. Tutto sta a rendersene conto.

 

P.S. Comunque, io e Violet gemelle. Buone e disponibili, ma bestie di Satana alla guida! Ora, vista la nostra uguaglianza, dov’è il mio Connor?









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