Recensione: "Senza limiti", di Elsie Silver
- MÂG
- 24 dic 2024
- Tempo di lettura: 5 min


Trama
Cade Eaton ha tredici anni più di Willa e la guarda a malapena. È un uomo burbero, decisamente rude. Ma lei, da brava ragazza di città, ha un debole per i cowboy dalle spalle larghe. Che senso ha resistere? Cade ha assunto Willa come babysitter, e lei farebbe meglio a essere professionale… Ma è difficile non cadere in tentazione quando lo guarda giocare con il piccolo Luke. Già, perché Cade non è solo terribilmente sexy, ma è anche un padre modello, e suo figlio è un angelo a cui è impossibile non affezionarsi. Il problema è che qualcosa, in passato, ha incrinato irreparabilmente la fiducia di Cade nell’amore e lo ha convinto che è meglio tenere le persone a distanza. Willa adesso ha una missione: riuscire a fargli cambiare idea in soli due mesi...
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Il mio parere
Ho amato questa storia! In tutta onestà, ho iniziato la serie proprio perché sapevo che in questo romanzo avrei trovato un amorevole padre single e non sono rimasta per nulla delusa, anzitutto grazie alla scrittura fluida ed emozionante dell’autrice.
Cade è un uomo di trentotto anni con un figlio di cinque a carico, un uomo burbero, gran lavoratore, che ha sulle spalle molte responsabilità, di cui si è fatto carico già da molto giovane. Con la donna con la quale ha avuto Luke non è andata bene, anzi, ha aggiunto motivi per essere incavolato con la vita. L’unica luce è suo figlio.
Willa è una giovane donna di venticinque anni (abbiamo un bell’age gap!) che non sa bene cosa fare nella vita. Lavora come barista da quando aveva diciott’anni e se all’inizio le piaceva trovarsi nel caos, ora è indubbio sul suo futuro. Così, quando viene costretta a delle vacanze forzate per tutto il periodo estivo, pur di non restare con le mani in mano accetta di fare da baby-sitter a Luke.
E sì, lo so, la trama può apparire banale: la ragazza solare che fa la baby-sitter e riporta alla vita il burbero papà. Ma la storia è tutt’altro che banale. Ti cattura, incuriosisce, diverte, scioglie il cuore.
Entrambi i personaggi mi sono piaciuti molto. Pur essendo tanto allegra, Willa non diventa mai un personaggio troppo sopra le righe tanto da sembrare finta. Ha i suoi momenti di sconforto, di timidezza, d’insicurezza. È una donna che si dà da fare e quando capisce cosa vuole non si tira indietro (Cade, ecco cosa vuole! E come dalle torto?) E si rivela essere anche una brava baby-sitter, pur non avendo altre esperienze. Dolce, divertente, piena di energie. Da madre con la stanchezza cronica da sempre, l’ho ammirata e invidiata un po’. E Cade… cosa dire di quest’uomo meraviglioso? Burbero sì, ma solo perché la vita gli ha presentato una marea di sfide che l’hanno costretto a tirar su una corazza molto dura. È un uomo che non si tira indietro, con un cuore pieno d’amore che aspetta solo la persona giusta per straripare, leale, deciso, con un atteggiamento esitante e imbarazzato quando i sentimenti iniziano a essere tanto forti da confonderlo. A un certo punto mi si è stretto il cuore quando ha ammesso a se stesso le sue paure, fomentate soprattutto dall’ex moglie.
Davvero, ho bisogno di un uomo così. Se c’è una fila, una prenotazione da fare, un colloquio… fatemi sapere, sono già in macchina!
Le scene hot mi sono piaciute molto, ho adorato l’equilibrio fra fisicità ed emozioni. Ultimamente ho paura di leggerle perché fin troppo spesso trovo solo scene meccaniche piene di volgarità e nessun pensiero d’affetto. Sebbene alcune dinamiche avvenute in questo romanzo siano state un po’ troppo per me (ritengo che alcuni dettagli debbano essere lasciati all’immaginazione, non essendo questa una storia ero*ica), ho sentito i sentimenti che crescevano nei personaggi sia durante il giorno sia durante la notte, quand’erano insieme, quando si scambiavano calore. Al contempo, mi è piaciuta molto la tensione fra loro, quel tentennamento dato da diverse circostanze nonostante il desiderio sfrenato.
Luke è un personaggio adorabile! Sebbene a volte non mi sia sembrato un bambino di cinque anni ma più grande (del resto, ogni bambino ha il suo sviluppo e quindi okay), gli auguri di essere sommerso d’amore dalla prima all’ultima pagina del romanzo. Davvero non capisco come si possa abbandonare un bambino. Benché le situazioni della vita siano tante e di tanti tipi – spesso molto brutti –, lasciare un figlio… E poi lo vedi lì, gioioso mentre suona la chitarra con Willa, felice fra le braccia del papà, amato dal nonno e dagli zii. L’infanzia dovrebbe essere intoccabile.
A proposito di questo, l’unica distonia in questo romanzo l’ho trovata con il personaggio di Talia, la madre di Luke. Una persona che abbandona un figlio come puoi immaginartela? Come una persona orribile. E questa è Talia. Lo stereotipo più stereotipo della donna che pensa soltanto a sé, arriva per mettere zizzania e spara pure una verità che la rende una vera psicopatica. Ora, non voglio dire che non possano esistere persone così, purtroppo, ma dato il carattere, la moralità e l’alto istinto di responsabilità di Cade, mi risulta difficilissimo pensare che sia stato insieme a una persona del genere. Tolto il fatto che l’ho trovata finta per quanto stereotipata, l’ho trovata anche così diversa da Cade da rendermi impossibile l’idea della loro relazione.
Qui c’è una grandissima differenza fra la percezione del sentimento di Cade verso Willa rispetto a Rhett con Summer. Cade è follemente perso di Willa, non di una qualsiasi che è brava con suo figlio, ma della rossa che ride, lo fa divertire, lo stuzzica, lo sprona a prendersi più tempo per sé. Mentre Rhett mi ha lasciato quel senso di generalità del “l’una vale l’altra, basta che guardi oltre il bull rider”. Questo secondo volume è stupendo sotto diversi punti di vista. L’ho amato!
P.S. Una cosa che mi ha dato abbastanza fastidio, e non riguarda la storia, è stato il numero esagerato di refusi. C’erano anche nel volume precedente, ma qui è un altro livello. Quasi uno per pagina. Quando ne leggevo una pulita era un miracolo. E finché sono sviste di poco conto, va bene, nessuno è perfetto, ma se m’impediscono anche di capire la frase direi che non va affatto bene. Senza contare che Cade chiama Willa “Rossa” per il 95% della storia, per 4 volte la chiama “red” e a un certo punto la chiama persino “rosso”, della serie “traduzione letterale e via”. Poi imputano agli autori self la poca cura per qualche refuso in più, però se lo fa una CE sono cose che capitano. Proprio tutto il contrario. Un autore self fa il possibile per consegnare un libro al meglio, ma spesso i costi per professionisti con un bel curriculum corposo sono proibitivi; le CE, invece, hanno SQUADRE di professionisti e, ammesso l’errore che può sfuggire a chiunque, un testo così pieno di refusi non è il prodotto che ti aspetti da un’azienda specializzata.


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