top of page
Logo fantasy B senza sfondo.png

Cercami su:

  • Amazon
  • alt.text.label.Instagram
  • Tic toc
  • Facebook
  • Goodreads
  • Wattpad
  • Youtube

Recensione: "Il cuore del guerriero del sole", di Sue Lynn Tan


Gli spoiler sono occultati per chi ancora non ha letto il romanzo.

Trama


Mentre l'Imperatore Celeste tenta di rafforzare il suo potere, un terrore indicibile si diffonde nel regno, minacciando la fragile pace che Xingyin ha costruito a così caro prezzo quando ha liberato sua madre.

Costretta a fuggire da casa sua, la ragazza si avventura tra le terre inesplorate del Regno Immortale in cerca d'aiuto.

Ma le alleanze mutano più veloci delle maree, e Xingyin deve lottare contro rancori e nemici del passato per aprirsi una nuova via, trovando sostegno dove non avrebbe mai immaginato. Più di tutto, deve scoprire la verità nascosta nel suo cuore e farsi strada attraverso la devastazione, per ribellarsi contro il male prima che distrugga tutto ciò che le è caro e i mondi che ha imparato ad amare... anche se farlo richiede il prezzo più alto di tutti.

Lo stupefacente seguito di La figlia della Dea della Luna arriva al cuore dell'amatissimo mito cinese, portando a conclusione l'epopea di Xingyin, figlia della dea Chang'e e del mortale Houyi, impegnata a combattere una nuova minaccia al suo regno, in questo potente racconto che parla d'amore, sacrificio e speranza.






Il mio parere


Se il primo volume è partito più lento, questo mi ha coinvolta pagina dopo pagina. Il finale del libro precedente aveva concluso l’arco narrativo, tuttavia erano rimaste in sospeso molte cose. L’azione comincia subito. Un personaggio che aveva già creato problemi, ne crea ancor di più fino a causare gli effetti di una bomba atomica. La protagonista, che sognava finalmente un po’ di calma, è invischiata suo malgrado nei cattivi intenti del nuovo antagonista e sarà costretta a superare un ostacolo più pericoloso dell’altro.


È ridicolo da dirsi, ma ciò che ho apprezzato di più di questa storia è stata la coerenza. La maggior parte dei romanzi che sto leggendo ultimamente mancano di una vera costruzione del racconto. Accadono cose e non si sa perché, vengono date notizie però non vi sono dettagli che le giustifichino, arrivano i colpi di scena ma sono solo fan service e non hanno radici solide. In questa dilogia ogni passo è stato studiato con attenzione. Ogni evoluzione giustificata e gli eventi seminati con cura per ripresentarsi al momento opportuno. Se proprio devo trovare il pelo nell’uovo, mi sono chiesta più volte come mai Wenzhi fosse alle calcagna di Xingyin invece di adempiere i compiti che di certo richiedeva il suo nuovo ruolo (il padre cattivissimo lo mandava in giro a bighellonare?) Ma questo è un dettaglio ignorabile a fronte dei vari incastri perfetti. Anche quando il padre di Wenzhi ha posto quella richiesta molto fan service e poco utile rispetto ad altre prospettive (dal momento che il tipo non si fa problemi a ottenere quello che vuole), è stata fornita una spiegazione affinché avesse un senso e non lasciasse il lettore confuso.


Ci sono stati momenti scontati, come il patto che Xingyin è costretta a stringere con la madre di Liwei, ma la ragazza si è difesa bene e la scena è risultata comunque diversa dalle solite. In generale la protagonista è del tipo forte, però sul serio. Non una che si butta nel pericolo come se fosse l’unico modo per far capire che è cazzuta, bensì una persona che se potesse si farebbe i fatti suoi a casa sua ma viene costretta a reagire contro gli eventi. Ha paura, studia attentamente un piano per uscirne viva e non danneggiare chi non se lo merita, il dolore la fortifica e la cambia.


Due cose non mi sono piaciute di lei. Primo, il senso dell’onore. So che in questi contesti è molto importante, tuttavia è lo stesso discorso di “buoni ma non stupidi” e a volte il suo senso dell’onore le ha restituito vittorie che nella realtà – soprattutto in situazioni di conflitti – non avrebbe ricevuto neanche nei sogni. È bello vedere una persona che anche davanti al male cerca di non restituire lo stesso dolore, ma fino a un certo punto. Si è buoni, però non stupidi.


Seconda nota dolente: l’orgoglio esagerato nei confronti di Wenzhi. Ha commesso un errore, lo abbiamo capito, non c’è bisogno di ripeterlo mille volte. Tuttavia, Xingyin stessa dice di sé che ha commesso molti errori, la storia stessa nasce dal furto dell’elisir e dal desiderio di riabilitare il nome della madre. E allora perché insistere tanto con quell’errore di Wenzhi? Io sono sempre stata team Liwei, però la testardaggine nel non voler dare un’altra possibilità al capitano mi è parsa davvero una grande forzatura. Ci sta che all’inizio lei sia fredda e ostile, ma

SPOILER

Ha persino ragionato sul fatto che, come sua madre, ha commesso un errore per un fine più importante. Per me è stata una forzatura inutile. Parole troppo dure che da orgogliosa l’hanno fatta diventare testarda in senso negativo.


Odio i triangoli per due motivi. Se sono fatti male, in genere uno dei contendenti diventa str*nzo per giustificare la scelta della protagonista nei confronti dell’altro (cosa che mi fa imbestialire, un nome a caso: ACOTAR). Se sono fatti bene, e cioè entrambi i contendenti sono brave persone che meritano una vita d’amore, alla fine si soffre da cani perché uno dei due avrà il cuore spezzato. Questo è stato un triangolo fatto bene. Nel primo volume mi sono innamorata di Liwei perché gli è stato dato molto spazio, mentre Wenzhi rimaneva un po’ marginale. Persino l’avvicinamento fra lui e Xingyin all'inizio viene mostrato appena e raccontato sottoforma di ragguaglio “il tempo passava, il rapporto fra di noi si stringeva”. In questo secondo libro il personaggio di Wenzhi è molto presente e si ruba un pezzo di cuore, anche grazie a certe frasi che mi hanno stesa. Perciò ero arrivata a un punto della storia in cui ho suggerito a Xingyin di darsi alla poligamia oppure di farsi monaca. Scegliere fra i due era diventato impossibile!


Avevo pensato a diversi epiloghi e ci sono andata vicino, prima di essere catapultata in un finale che mi ha stupita. Le varie informazioni sono state seminate nel migliore dei modi, però non sono riuscita a unirli ed è stato bellissimo vedere i pezzi del puzzle andare al loro posto. Bellissimo anche come sono state raccontate le ultime pagine. Delicate, dolorose, piene di sentimento. Sebbene il mio cuore fosse spezzato per diverse ragioni (e lo è ancora se penso a uno dei personaggi), le ultime le ho amate e per pochissimo non ho pianto.


Ma sul finale devo fare una nota negativa. Non c’è l’epilogo. Mi mancavano una quindicina di pagine e quando mi sono resa conto che erano un glossario, la delusione è scoppiata. Sono certa che a qualcuno piaccia lasciare il finale inespresso così da dare modo al lettore di immaginare a proprio piacimento cosa riserva il futuro, ma sono anche certa che davanti a una storia travagliata l’epilogo sia d’obbligo. Soprattutto dopo il finale qui proposto. Ho scoperto che il finale è stato inserito nel libro 2.5, che spero verrà presto tradotto. Ho come l’impressione che abbiano costretto l’autrice a scriverlo proprio perché questo volume risulta incompleto senza. E lo è. Per me lo è. Dopo una lettura così bella, proprio non credevo di concluderla nella delusione.


Il romanzo mi ha tenuta incollata alle pagine, le ultime 100 soprattutto le ho divorate. Le scene d’azione sono molto coinvolgenti, né troppo lunghe né troppo descrittive. L’equilibrio giusto ha infuso adrenalina e il desiderio di sapere come si sarebbero evolute le cose. In alcuni casi c’è stata un po’ troppa attenzione agli abiti (per carità, bellissimi nei loro colori ma con dettagli eccessivi che distraevano) o al contesto, piccoli blocchetti d’informazioni per fornire prima il quadro dell’ambientazione e poi puntare sull’azione (la scena va aperta, ovviamente, e i dettagli aggiunti durante lo svolgimento dell’azione per non arrestare le emozioni). Il monologo del cattivo si poteva evitare, uno dei pochi momenti costruiti che hanno rallentato tantissimo la lettura. Una scena lunghissima in cui l’antagonista spiega tutta le sue ragioni in un momento di pura tensione in cui i protagonisti sembrano non avere chance. Si sussegue poi una scena di battaglia in cui la protagonista non solo era impegnata nel combattimento, ma ha anche avuto il tempo di descrivere le azioni degli altri. La narrazione è una prima al passato e qualche dettaglio in più si può aggiungere, ma c’è stato un momento dedicato soltanto alle mosse degli altri in cui non ho potuto non chiedermi se Xingyin fosse immobile a osservare la battaglia.


A parte ciò, è stata una lettura davvero bella. Spero che verrà presto pubblicato il libro 2.5. Ho bisogno di quell’epilogo. Non riesco a considerare la storia conclusa senza averlo letto.









Comments


bottom of page