Trama
Eckhard, guardia carceraria, gestisce il braccio dei condannati a morte nella città di Castra Nova, nel freddo nord d'Euronia. Una tempesta di neve minaccia i giorni di fine inverno dell'anno 1180 e.R., quando gli viene consegnato un detenuto imbavagliato, il sangue che gli cola dal mento. Ha sfigurato una guardia, dicono. È irrecuperabile. Eppure quello, con gli occhi, gli sorride. Ed Eckhard sa di non avere scampo.
Il tempo scorre implacabile. Solo pochi giorni per trovare un contatto con Caesar, l’assassino ossessionato dal culto delle lune e dai corvi, e scegliere se farsi recettore di tutti i suoi peccati. Un compito che Eckhard non si aspettava di ricevere, ma che sente di dover assolvere: per la redenzione di un condannato a morte e, forse, anche per la propria.
Un assassino, una biografia maledetta e un corvo cieco: i tre componenti che cambieranno la vita di un uomo e metteranno in discussione tutte le sue convinzioni su religione, giustizia e colpevolezza. Ma che faranno anche nascere un'amicizia impossibile e immortale.
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Il mio parere
Quando Giulia mi ha detto che stava scrivendo altro sul personaggio di Caesar, mi sono ritrovata spezzata in due. Da una parte ero estremamente felice, ho amato questo personaggio alla follia e ancora oggi lo reputo uno dei meglio caratterizzati di cui ho letto; dall’altra ero certa che in questa nuova storia non ci sarebbero stati degli elementi fondamentali nel primo romanzo su di lui. Tuttavia, ha vinto il desiderio di rincontrare uno dei miei personaggi preferiti.
Partiamo con ordine.
“Trecento danze” è il sequel de “La bellezza del vuoto”, ma può essere letto anche come volume a sé. L’autrice ha strutturato il romanzo in modo tale da non lasciare ombre sul passato del personaggio di Caesar. Anzi, in questa storia ha sviscerato di più le sue caratteristiche, sebbene non sia lui il protagonista. E già. In “Trecento danze” seguiamo principalmente la vita di Eckard, un uomo di cui è fin troppo facile innamorarsi.
Ci ritroviamo a Euronia, Eckard è un ex-soldato congedato che lavora come guardia carceraria mentre Caesar è… uno dei suoi prigionieri. Non solo. Caesar è finito nel braccio della morte, le intemperie sono l’unico ostacolo che lo separano dall’impiccagione.
Questo non è un romantasy, a differenza del libro precedente. Conserva sempre le caratteristiche di dark fantasy (per cui v’invito a leggere i trigger warning prima di dedicarvi alla lettura) ma ha un modo diverso di parlare di amore. Fra i temi principali troviamo la profonda amicizia che si viene a creare fra i due protagonisti, che non solo si trovano a due poli opposti nei loro ruoli, ma hanno anche vedute differenti su diverse questioni, a partire dalla religione. Piano piano fra loro si crea un’intesa tale che l’uno riesce ad aprirsi un po’ con l’altro.
Non è passato molto tempo dalla fine de La bellezza del vuoto, eppure Caesar appare stanco mentalmente. Pur essendo lo stesso, è anche diverso. Un po’ strambo, profondo, divertente, spietato. E, soprattutto, deciso. Ho adorato sentirlo ancora parlare in terza persona, notare i suoi tic, ascoltare i discorsi intelligenti le cui basi non derivano solo dalla cultura ma anche dal suo vissuto di solitudine, dell’anima in particolar modo. Belle e inaspettate le sue memorie, che offrono uno sguardo più profondo sul personaggio e la sua evoluzione mandato dopo mandato.
Per quanto riguarda Eckard, come dicevo, entra subito nel cuore. Sebbene all’inizio mi abbia lasciata un po’ stranita trovare un altro protagonista, ho adorato conoscere la sua vita, i suoi pensieri, le sue speranze. Ho amato la sua famiglia, la moglie con quel caratterino rigido ma amorevole colpisce e resta anche se il personaggio non è molto presente. È l’effetto delle belle caratterizzazioni, che riesce a lasciare un segno anche sulle comparse. Ho adorato l’evoluzione di Eckard, da chiuso cattolico devoto alla patria a uomo dalla mente aperta concentrato sulla famiglia e il suo benessere. Non che prima non lo fosse, ma in principio i suoi piedi erano molto pesanti, pieni di doveri, norme sociali, gente tossica.
Pur essendo una lettrice che cerca sempre una buona componente romance, non mi è mancata affatto. Sia perché amo la scrittura di Giulia, sia perché amo Caesar (che per me avrà sempre un altro nome, anche se lei si ostina a correggermi. Non mi avrai mai!) In un momento in cui l’editoria propone fin troppo spesso fantasy mal strutturati, questo romanzo è stata una luce nel buio pesto.
Come ho detto, “Trecento danze” può essere letto anche da solo, ma io consiglio di leggere anche “La bellezza del vuoto” per avere un quadro completo di un momento fondamentale per la crescita del personaggio di Caesar. Grazie, Giulia, per avergli dato ancora voce!
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