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Recensione: "Shatter Me" di Tahereh Mafi



Trama


Juliette ha 17 anni e il potere di fulminare chiunque tocchi. A causa di questo è stata rinchiusa in un manicomio per volere della Restaurazione, il movimento che ha preso il potere illudendo la gente di poter riportare il mondo agonizzante al suo primitivo splendore. Dopo 264 giorni di isolamento le viene assegnato un compagno di cella, Adam, che lei riconosce come l’unico compagno di scuola che non l’ha mai trattata alla stregua di un mostro. Adam però è un soldato al servizio di Warner, figlio del comandante supremo della Restaurazione, che intende sfruttare il potere di Juliette per torturare e uccidere gli oppositori del regime. Ma Juliette e Adam, il quale scopre di essere immune al tocco letale di lei, si innamorano e decidono di fuggire insieme e unirsi a un gruppo di ribelli. Riuscirà Juliette a sfuggire al controllo di Warner e alle mire della Restaurazione?






Il mio parere


Sin da subito ho letto questo romanzo in scioltezza. Anche se lo stile è un po’ troppo artificioso, la storia scorre e non si dilunga.


Spiego meglio la seconda frase che ho scritto.


Lo stile pieno di figure retoriche è affascinante da una parte (molte delle similitudini o metafore sono originali e poetiche e danno corpo a una mente in isolamento da 264 giorni – sebbene Juliette si sentisse sola da molto prima – che ha cercato di farsi compagnia attraverso lunghi e articolati discorsi mentali) e forzata dall’altra (in una prima persona al passato, quindi con un’impostazione in forma di ricordo o diario, un linguaggio articolato è più credibile; in una prima persona presente, quando il personaggio vive in quel momento, chi mai penserebbe qualcosa tipo “mi dondolano i polmoni nella gabbia toracica” anziché un semplice “sono felice”? Senza contare i numerosi “arrossisco” come se avesse uno specchio di fronte per poter dire di avere davvero il viso arrossato o l’infodamp per il lettore che deve essere messo a conoscenza di cosa sta accadendo – all’inizio Juliette ha una mente molto confusa dall’isolamento ed è andata persa la splendida occasione di raccontare i fatti facendolo passare per un ragionamento sconclusionato).


Il non dilungarsi è ottimo per me che non amo le scene lunghe di tensione, più negativo per una questione di corpo della storia. Le scene si susseguono in velocità, non c’è la tensione della fuga, la paura della morte (degli altri, la fregatura di narrare in prima è che il protagonista non può morire). Ci sono molte sensazioni di Juliette ed è ottimo (anche se mi domando come sia possibile correre anche per dieci metri dopo 264 giorni rinchiusi in un buco in cui si è stati affamati. E vogliamo parlare dei deficit causati dalla mancanza di vitamine, proteine, luce del sole… Sono troppo realista? Devo dare per buono che la protagonista è speciale e quindi non basarmi su dettagli reali? Okay, facciamo così) e molti pensieri immediati volti a risolvere la situazione. Questo crea dinamismo, ma comunque restano istanti che trovano soluzione in breve. Ripeto, io adoro questa modalità. Oggettivamente rende povera la dinamicità che ci si aspetta da un fantasy distopico, d’azione e magia.


La storia d’amore di Juliette e Adam purtroppo non mi è arrivata. È stato un boom improvviso e ho dovuto prenderne atto. Come se avessi cominciato a leggere un romance da metà del libro e mi fossi persa tutto l’inizio. La passione scoppia e non mi è rimasto altro che ricordarmi che hanno diciassette anni e gli ormoni a palla. Okay.

La storia, in conclusione, mi è piaciuta e proseguirò con il resto della serie.


Due note negative.

1. Ci sono una barca di errori di correzione di bozza. Virgole mancanti, punti fermi mancanti – tanto che una volta ho trovato l’inizio con la maiuscola senza la chiusura della frase precedente – frasi che s’interrompono senza i tre puntini o anche il trattino, doppi spazi a morire e spazi anche prima dell’inizio di un paragrafo. Ho letto la versione della trilogia intera, non i libri singoli, e capisco che sia un’edizione da poco ma, insomma… un po’ di attenzione in più non avrebbe guastato.

2. Non sono pratica di traduzioni e non ho idea se ci sia spazio di manovra per adattare un testo al Paese in cui è tradotto, ma immagino di sì perché spesso alcune frasi o parole in una lingua hanno solo un significato però in un’altra possono essere un insulto, avere un’altra accezione e così via. Se questa libertà di adattamento non dovesse esserci, beh, sarebbe il caso di inserirla. Non sono una persona che vede malizia in ogni cosa, però la storia dell’uccello con cui è fissata Juliette ha per forza un doppio senso. Juliette e Adam si stanno facendo le coccole e Juliette dice: “Traccio con l’indice il contorno dell’uccello”. Cosa potrà mai voler dire? Chiaramente che Adam ha un uccello tatuato, a nessuno verrebbe in mente altro, giusto? Sono letteralmente scoppiata a ridere quando in un momento di pathos e rivelazioni Juliette se ne esce con: “Tu sei il mio uccello”. Ovviamente tutti i lettori italiani hanno capito subito che intendesse “sei la mia libertà”. Tutti tutti. Direi che un adattamento in base al Paese è doveroso.









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