Recensione: "Love on the brain", di Ali Hazelwood
- MÂG
- 6 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min


Trama
Quando le viene offerta la possibilità di guidare un team di lavoro alla NASA per la costruzione di un casco spaziale, la neuroscienziata Bee Königswasser si pone la domanda che è la stella polare della sua intera esistenza: al posto mio, Marie Curie cosa farebbe? Ovviamente, accetterebbe senza esitare. Ma la madre della fisica moderna non ha mai dovuto condividere il comando con Levi Ward, l'arcinemico di Bee fin dai tempi del dottorato, un ingegnere tanto attraente quanto insopportabile. Eppure, nel momento in cui qualcuno cerca di sabotare il laboratorio, è proprio Levi a dimostrarsi un alleato fedele, facendo crollare tutte le certezze di Bee su quell'uomo criptico e sempre un po' scontroso, per il quale inspiegabilmente comincia a provare attrazione. Per lei, che ha passato tutta la vita a studiare la mente e a farsi dominare dalla ragione, arriverà il momento di seguire il cuore?
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Il mio parere
Fino a pagina 120 circa ero convinta che avrei valutato questo romanzo con due stelle. Troppo scontato, troppo scopiazzatura di The Love Hypothesis. Ci sono così tanti punti in comune che per diverso tempo mi sono domandata: “Ma la fantasia?” Mai letto due libri così simili dello stesso autore. Okay voler riutilizzare dei trope, però non nello stesso modo. Ma la fantasia?
La terza stella è arrivata quando Levi si è distaccato dalla caratterizzazione di Adam. Entrambi omaccioni troppo grandi per la controparte (e capitemi quando dico troppo grandi), taciturni, che si comportano allo stesso modo con la loro lei, super palestrati pur essendo topi da laboratorio… Levi, però, è più diretto e io ho un debole per gli uomini diretti. Per come si è evoluto il loro rapporto, per le scene che mi hanno fatto battere il cuore e quelle piccanti ben scritte (meno grottesche di alcuni dettagli descritti in TLH) avrei persino potuto mettere cinque stelle. Le emozioni mi sono arrivate e anche forti. Levi l.ho sentito e Bee mi è piaciuta molto finché non è entrata nel classico loop della negazione forzata. Okay le sue paure e okay una bassa intelligenza emotiva, però vedeva l’esatto contrario di quello che stava succedendo. Un po’ forzato, a parere mio.
Ritornando al fatto di essere scontato, dopo poche pagine del secondo capitolo avevo già capito diverse cose nascoste malissimo. Primo, come ho detto, il comportamento di Levi è IDENTICO a quello di Adam; secondo, chissà chi è la persona con la quale si scrive in privato Bee su Twitter! Va bene, non è un giallo, ma così non è affatto divertente. Anzi, è estremamente noioso.
Vogliamo parlare della battuta terribile che ha abbassato ancor di più il mio interesse verso la storia? Bee sta correndo ed è così stanca che pensa sia una buona distrazione ridere di nomi brutti di bambini sulle lapidi di un cimitero. Veramente divertente pensare a bambini morti e deridere il loro brutto nome.
Altre cose che ho detestato? Gli infiniti dialoghi mentali mentre Bee è nel pieno di un’azione (in terza persona o in prima al passato puoi farlo, in prima persona presente no); le stramaledette interruzioni, Levi che vuole parlare e lei che sbrodola cose senza senso per ritardare il momento della verità; tre almeno sono stati i momenti in cui qualcuno stava per dive a Bee dei sentimenti di Levi e si è interrotto; l’eccessiva intrusione del personaggio della dottoressa Marie, personalmente ho saltato diversi pezzi in cui si parlava di lei per allungare il brodo senza alcun supporto alla storia; la questione dello svenire che diventa una macchietta ridicola come nella scena del ragno finto. Ci sono di sicuro altre cose, come la dinamica odio-amore dell’assistente di Bee con l’altra assistente (nessuno qui sa ammettere il proprio interesse?), ma basta brontolare. Alla fine, considero sempre una sconfitta quando un libro non mi prende come avrei voluto e su questo contavo moltissimo. Poi, certo, mi fa anche rabbia riscontrare tutti questi difetti che avrebbero sotterrato uno scrittore emergente.
Tra le cose che mi hanno fatto ridere c’è la Sagra della Salsiccia e la Salsiccia di Rappresentanza. È molto apprezzabile il tema delle donne in campi spesso dominati da salsiccia-dotati. Internet potrebbe essere davvero un grande supporto se venisse usato con coscienza e non per fomentare odio come capita fin troppo spesso.
Mi è piaciuto il personaggio di Reike, che avrei voluto vivere di più; il discorso sulle scelte di vita degli altri che in tanti giudicano come passeggero senza valutarne la vera importanza; le aspettative di chi ti è intorno che non considera i tuoi desideri.
Ovviamente, il punteggio più alto va al personaggio di Levi. C’è stato un Twitt che mi ha fatto perdere la bussola, così come molte sue accortezze per Bee e, come ho detto prima, le parole dirette. Ricordo (la mia memoria fa schifo ed è passato un anno) che Adam mi piacque molto, però forse Levi mi è piaciuto di più.
Per finire, ma è davvero necessario creare personaggi così pompati? Non sarebbe stato più realistico un ragazzo con un fisico normale perché non ha tempo di allenarsi quattro volte a settimana per preservare la tartaruga? E sì, anche il mio Sebastian è massiccio, ma fa il personal trainer. Adam e Levi passano la maggior parte del tempo in laboratorio. È così brutto un ragazzo normale?
P.S. Come ha fatto una pistola a entrare nei laboratori della NASA? E poi, okay voler eliminare i filmati, ma il rumore dello sparo? Sarebbe stato molto più credibile se avesse afferrato qualcosa di contundente nell’ufficio.


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