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Recensione: "Il re delle nebbie", di Jenna Wolfhart



Trama


Quando il perfido Re dei Fae sorprende la giovane Tessa intenta a rubare le sue preziose gemme, decide di punirla crudelmente. Dovrà lasciare la sua famiglia e gli amici e diventare la sua sposa umana.Tessa non è mai stata nella scintillante città dei fae, a nessun umano è concesso di entrarvi. Tuttavia, una volta lì, scopre che ci sono cose ben peggiori di quel che immaginava. Il Re Oberon la umilia, la terrorizza e minaccia tutti quelli che lei ama. Ma quando riesce a fuggire si imbatte in qualcuno di ancora più spaventoso: il letale Re delle Nebbie, colui che ha intrappolato la sua gente nel regno del Re Oberon, colui che ha distrutto le città degli umani guardandoli bruciare tra le fiamme. Il suo nuovo carceriere non ha intenzione di lasciarla andare e le propone un patto: se ucciderà Re Oberon, lui libererà il suo popolo. Ma le nebbie che avvolgono il regno sono pericolose, tante insidie si nascondono al suo interno così come tanti pericoli. Tessa deve prendere una decisione in fretta: accetterà l’offerta del Re delle Nebbie?






Il mio parere


Questo romanzo non è certamente perfetto, ma rientra fra i meglio costruiti che ho letto negli ultimi tempi. La storia di base ricorda moltissimo “Un patto con il re degli elfi”: ogni tot anni, il re dei fae (degli elfi, nell’altro libro) sceglie una moglie umana nel villaggio della protagonista in cambio di salute e protezione. Benché l’idea sia la stessa, questo romanzo è mille volte meglio, sia nell’evoluzione di tale idea che nella struttura narrativa.


Tessa è una ribelle. Sebbene re Oberon doni, come da accordi, salute e pace, è un tiranno. Gli esseri umani per i fae della luce sono solo bestiame. Devono obbedire e se non lo fanno vengono puniti. Per questo la protagonista vorrebbe portar via la propria famiglia da quella vita di sacrifici, soprattutto contando che lei, sua sorella e la sua migliore amica dovranno presto partecipare all’evento per la scelta della nuova moglie del re. Ma lasciare Teine non è affatto facile. Oberon garantisce salute e benessere grazie a una barriera che li protegge; fuori da essa la benedizione svanisce. Inoltre, al di là della barriera esistono soltanto nebbia e buio. Meglio continuare a essere niente per il re Oberon oppure scappare con il rischio d’incorrere nell’ira dell’ancor più spietato Re delle nebbie?


Nonostante la storia non sia innovativa, a cominciare dalla classica presentazione del cattivo che poi si rivelerà non essere poi così cattivo, ho apprezzato tantissimo l’attenzione posta al racconto. E no, non è cosa da dare per scontata, purtroppo. Ho incontrato fin troppi romanzi con crateri senza fondo, altro che buchi di trama… Qui, invece, ogni volta che qualcosa non quadrava, poco dopo arrivava la giusta spiegazione che rendeva tutto logico. Cercando il pelo nell’uovo, le spiegazioni non erano proprio perfette, eh. Lasciavano sempre un piccolo dubbio, come una pezza bella grande che però non assorbe tutta l’acqua. Tuttavia, rispetto ai su citati crateri senza fondo di altri romanzi, questo libro è oro!


Più di tutto ho apprezzato com’è stata resa credibile la realtà in cui vive la protagonista. Non viene solo detto che Oberon è cattivo, che i fae li trattano male e che Tessa stessa ha subìto la loro rabbia; viene mostrato, dando l’opportunità al lettore di pensare sul serio “cavolo, che brutta situazione!” Perché è così che si fa: si mostra, non si riempiono i paragrafi di paroloni senza poi far vivere davvero quel che si sta raccontando. Il lettore dev’essere dentro la storia, non uno spettatore assalito da informazioni. In particolare mi è piaciuta moltissimo la condizione degli umani a palazzo (com’è stata resa veritiera, non certo le loro sofferenze). È stato detto che sono alla stregua di bestiame, no? E allora non ha senso dar loro un nome. La serva si chiama Serva e fa parte di una scuderia in cui li fanno procreare solo per usarli come lavoratori. Logico, no? Non so quante volte durante la lettura ho pensato: “è giusto”, colpita dai dettagli che non hanno fatto mai vacillare la mia sospensione dell’incredulità.


Kalen, il Re delle nebbie, è un bel co-protagonista. Un personaggio grigio, se vogliamo, che agisce per il bene anche se significa fare del male. Ha un forte background e un’ossessione da centinaia di anni. Nonostante i suoi pov, è un personaggio… lo dico? Nebbioso! In quanto lui stesso è ignaro anche di cose che lo riguardano.


Oberon lo odi sin da subito non perché è Tessa a farlo, ma perché è un grandissimo pezzo di letame. Per non parlare di quanto sia terribile diventare la sua sposa. Sin da subito Tessa comprende che rispetto alla vita nel castello quella a Teine era una pacchia. E anche qui non è una paura indotta dalle parole. Le scene dark arrivano con il giusto peso per rendere reale il mondo fra le pagine. Il trigger warning all’inizio ha il suo perché.

I combattimenti non vengono risolti in due righe, ma si avverte il pericolo e l’inesperienza della protagonista. Poi, non so voi, ma io adoro il trope dell’allieva e del maestro. Quindi quando Kalen la vuole addestrare avevo gli occhi a cuoricino! Certo, non è stato chissà che, ma va bene lo stesso!


In tutto ciò, come ho detto, la storia non è di certo perfetta (anche perché la perfezione non esiste, ma si può fare il possibile per renderla più coerente possibile).


Al secondo capitolo abbiamo già il pov di Kalen e poi non ne sappiamo più nulla. Se all’inizio l’avevo apprezzato, poi non ne ho capito il senso se non spoilerare due cose che dette in un secondo momento avrebbero avuto più presa. Soprattutto quando Tessa è sola nel castello in attesa del giorno del matrimonio.


Poco prima della festa per la scelta della sposa la madre di Tessa le racconta di un’altra sposa che, come lei, non voleva essere scelta perché amava la vita e la libertà. Era chiaro che Tessa sarebbe stata scelta e non ha avuto alcun senso dire questa cosa che va a sottolineare l’ovvietà (sarebbe stato un bel colpo di scena se avessero scelto la sorella o la migliore amica e l’avventura di Tessa fosse iniziata per liberare la sfortunata).


Quando Tessa arriva al castello, dati i TW e la voglia che Oberon aveva di punirla per quello che aveva fatto, ero quasi certa che se la sarebbe vista malissimo e invece non viene toccata per un mese. Mi sono chiesta il senso di prendere una moglie dopo 75 anni e poi attendere un mese prima di sposarla, con la scusa che deve integrarsi a palazzo. Ma se non ha diritto a parlare, integrarsi senza poter dire una parola che valore ha? Essendo un bel buco di trama, comodo solo per non trattare temi come violenza e sevizie, sono certa che più avanti verrò stupita con una bella spiegazione, così com’è accaduto altre volte. Intanto, resto confusa.


Tessa accetta suo malgrado il destino assegnatole, tuttavia lo fa con l’intenzione di uccidere Oberon. E questa è la cosa che ha meno senso. Uccidendolo la barriera che protegge tutti verrebbe distrutta e il Re delle nebbie sarebbe libero d’invadere il Regno della luce per ucciderli tutti. Quindi… boh.


Il finale da una parte mi è piaciuto, ma dall’altra, molto più grande, l’ho odiato. Tessa è una protagonista abbastanza intelligente. Non è svampita, non si lancia nel pericolo a caso, anche se a volte è presa dalle emozioni, ragiona e poi reagisce. Ma non sul finale. Accade qualcosa che all’improvviso rompe la sua caratterizzazione, facendola apparire la classica senza cervello. Eppure, sarebbe bastato pochissimo per capire la verità. Tessa e Kalen stringono un patto vincolante che obbliga entrambi a rispettare quello che si sono promessi. Essendo un patto magico, nulla che poteva minare la promessa è consentito. Quindi, Tessa cara, perché non hai messo in funzione il neurone buono?


L’ultimo capitolo ti fa volare verso il secondo volume, perché vuoi sapere. DEVI sapere!

In conclusione, come ho detto all’inizio, è un bel romanzo. Ben pensato, intrigante, non coerente al 100%, ma certamente molto più godibile e sensato di tanti romantasy acclamati che invece fanno acqua da tutte le parti.











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