Trama
"Quando nel mio villaggio arriva la notizia che il re dei draghi è alla ricerca di una nuova moglie, tutte le ragazze entrano in uno stato di isterica agitazione. Il re invierà la Guardia Reale per portare le donne in età fertile nel suo castello a Jade City. C’è solo un requisito: la prescelta deve possedere magia sufficiente a dare alla luce un erede. Sono un’umana mezzosangue che vanta appena un quarto di magia del drago e so che non verrò scelta, ma per qualche motivo gli annusatori mi ordinano di presentarmi davanti al re. Sono pronta a partire per Jade City, finché mia madre non mi rivela un segreto terrificante. Un segreto che potrebbe farmi uccidere dal re in persona". Il primo capitolo di Kings of Avalier, una serie fantasy romance di Leia Stone.
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Il mio parere
Questo romanzo mi è piaciuto molto! Sin da subito il wordbuilding mi ha quasi fatta piangere, sono così sensibile alla coerenza! Mi è piaciuto che lei contasse gli anni in inverni (ha diciotto inverni) e che facesse il bagno al fiume o con l’acqua del fiume. A un certo punto c’è stato un dettaglio non molto attinente a un’epoca medievaleggiante, ma è arrivata subito la spiegazione ed è questo che cerco. Dimmi perché in un’ambientazione simil-medievale ci sono cose che esulano dalle normali caratteristiche e io continuerò a credere nel tuo mondo perché nel tuo mondo quel cambiamento avrà senso.
Ma cominciamo dall’inizio.
Il re dei draghi cerca moglie. Sì, l’abbiamo già sentita, ma qui la cosa è stata costruita davvero bene. Drae ha bisogno di una femmina dragonide potente che possa portare in grembo il figlio di un puro sangue, per questo fa cercare in tutto il suo regno le donne con più sangue dragonide per trovare la più adatta. Arwen viene scelta e portata al castello insieme alle altre, ma avendo sangue di drago solo per un quarto è certa che presto verrà rimandata a casa. Tuttavia, c’è un segreto che aleggia sulla protagonista che rischierà anche di farla uccidere dal re stesso.
Arwen può sembrare la classica protagonista che morde la mano che le viene tesa, in quanto non vuole sposare il re. Ma la sua reticenza ha un perché. Con la morte del padre anni prima, è lei a occuparsi della caccia che sfama la madre e la sorella. Senza di lei morirebbero di fame o la madre sarebbe costretta risposarsi con un uomo a caso per trovare sostentamento – oltre al fatto che la sua vita di cacciatrice le piace molto e non conosce le buone maniere che si richiedono a una nobile. È coraggiosa, ha uno spirito forte e non si fa mettere i piedi in testa, ma è anche fragile ed emotiva quando qualcosa la sconvolge.
Drae è un golden boy. Sebbene un re buono sia poco credibile (o meglio, la probabilità che muoia il giorno dopo l’incoronazione sia altissima), ho apprezzato tanto non trovare l’ennesima personalità ingombrante che per l’80% del libro si fa odiare. Dentro di sé porta un grandissimo dolore, di cui tutto il regno è a conoscenza ma non sa quanto lo logori. È costretto a sposarsi per un motivo specifico e deve per forza farlo con una donna con grande quantità di sangue di drago.
La previsione di Arwen si avvera quando una fra le donne scelte pare essere più potente di lei, fatto sta che ormai la ragazza si è innamorata. Ha sopportato che il re incontrasse ogni sera una possibile regina e iniziato a sperare che scegliesse lei. Ma, come ho detto, lui ha bisogno della dragonide più potente del regno. Quindi, come dare un’opportunità all’amore nato in silenzio fra loro? La decisione presa, per quanto coerente, mi ha uccisa. Ho sofferto come un cane. Comprendevo perché dovesse andare così, tuttavia era una tortura. Poi, però, le cose cambiano in meglio per i due, e peggiorano un istante dopo. Insomma, la sofferenza per questa coppia è assicurata, costretta a sottostare a un destino che pare non volerli insieme. Ma alla fine…
La scrittura è fluida quando ci troviamo nel pieno della scena. Spesso, però, si dilunga in paragrafi con grossi spiegoni. In un certo senso posso capire la necessità, essendo il romanzo abbastanza breve, ma al tempo stesso mi domando perché limitare così una storia. Di fatti, quel che considero il vero neo di questo romanzo e la velocità con cui è stata trattata la storia d’amore. Drae e Arwen hanno poche interazioni, che bastano a farli innamorare perdutamente. Il fast love non mi piace. Voglio capire perché è scoppiato l’amore e possibilmente non con tremilacinquecento descrizioni al fisico palestrato di lui.
Nonostante questo, la storia è molto carina e riesce a emozionare. Fra l’altro, è costruita anche molto bene perché, senza ammorbarci con mille descrizioni su tutti i re di Avalier, verso la fine presenta il protagonista del libro successivo incuriosendo sulla sua storia. Di base c’è un nemico comune, che indurrà i quattro sovrani a unirsi com’erano da giovani, prima che la loro amicizia si rompesse.
Corro a leggere il successivo!
P.S. C’è una scena in cui Drae si trasforma in drago e la sua comandante della guardia reale tira fuori una sella… Una sella per cavalcare il re. Quanto è irrispettoso? La scena è stata creata perché la sella (che poi si è rivelata quasi un cesto simile a quello delle mongolfiere – in tutta onestà, non ho capito bene) serviva per trasportare una possibile regina che sveniva ogni due secondi (lei mi ha fatta morire dal ridere!), un palesissimo escamotage che, a mio parere, ha leso l’autorità del re.
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