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Recensione: "Icebreaker", di Hannah Grace


Gli spoiler sono occultati per chi ancora non ha letto il romanzo.

Trama


Anastasia Allen si allena da una vita per entrare nella nazionale americana di pattinaggio. E tutto sembra andare per il meglio quando ottiene una borsa di studio per l'Università della California e un posto nella loro squadra di pattinaggio artistico. Nulla potrà fermarla. Neppure il capitano della squadra di hockey, Nate Hawkins. I due chiaramente non si possono soffrire, ma sono costretti a condividere il palazzetto del ghiaccio in cui allenarsi... e molto di più.







Il mio parere


Ho sentito diverse opinioni su questo romanzo. Di solito non vado d’accordo con i libri super chiacchierati, ma negli ultimi tempi ho un debole per i good boy e mi sono detta “proviamoci!”


Devo ammettere che ero partita prevenuta, però sin da subito la scrittura mi è piaciuta. Soltanto l’eccesso di infodump che si poteva evitare (ricordiamo che in una prima persona presente i lunghi ragionamenti non si possono fare, perché vorrebbe dire che il personaggio resta immobile nella scena che sta vivendo in quel momento) e sorvolando su alcune scene spicy che mi hanno a dir poco confusa (quando lui la piega a portafoglio contro il muro ho avuto un blackout celebrale), ho trovato la storia godibile, scorrevole e leggera. Ho persino apprezzato il pov alternato, che in genere considero un grande spoiler perché non ti lascia granché da ipotizzare del tipo “chissà se lui/lei è innamorato”.


Anastasia si presenta come la classica protagonista un po’ stronz*etta che pensa solo a se stessa. Ha la sua routine, i suoi obiettivi e non ha tempo per altre distrazioni. Sono stata contenta di rivalutarla. Dato il suo passato e l’ossessione che ha di valere qualcosa, era ovvio che perdesse le staffe di fronte a ciò che poteva rallentare il suo sogno verso le Olimpiadi. Poi però ci ragionava su e trovava un compromesso. Ero quasi certa che avrei lasciato la lettura perché non sopportavo di vederla maltrattare Nate e invece dopo ogni errore c’era il confronto e la maturazione del personaggio e del rapporto.


In giro ho sentito che questo romanzo doveva essere affiancato da Trigger Warning per via dei disturbi alimentari e del pressing psicologico che subisce la protagonista da un personaggio tossico. Io sono assolutamente pro TW, essendo una persona molto emotiva che necessita di sapere cosa sta per leggere, ma è chiaro che li reputo necessari l’ha dove servano. Qui i temi sensibili trattati sono poco più che accennati. Anzi, Anastasia supera il suo problema con il cibo abbastanza in fretta (e nella realtà dubito sia così facile) e, sebbene il personaggio tossico passi fin troppo tempo con lei, la manipolazione esercitata su Stassie viene proposta al lettore a piccole dosi. Non c’è un’introspezione profonda da TW, secondo me. Ogni romanzo tratta un argomento, ma è il modo di farlo che cambia la necessità di avvisare i lettori sensibili o meno. Se Anastasia fosse stata bulimica, se si fosse guardata allo specchio tutti i giorni odiando il suo corpo, se avesse pesato il cibo e se avesse vissuto la situazione come un vero disturbo, allora sì che sarebbero stati necessari i TW. Ma lei mangia anche le alette di pollo! Il che non vuol dire che la sua sia una condizione ottimale, anzi. Però, per me, l’argomento è stato trattato senza sfociare nel patologico. Inoltre, va detto, quando si parla di questi sport credo che, purtroppo, sia molto comune avere problemi con il cibo. Stesso discorso lo farei per la manipolazione. Chi segue un obiettivo rischia di diventare ossessivo e perdere di vista tutto il resto. Senza contare che è insito nel cattivo cercare di manipolare chi è più debole.


Questo libro merita di essere letto anche solo per il personaggio di Nate. Basta cattivi ragazzi che maltrattano la controparte, che viene considerata forte perché invece di mollargli un calcio dove non batte il sole sopporta ogni cosa fino a conquistare “l’amore”. Non è amore se non ha rispetto. Non è amore se gli va bene che ti annulli per stargli dietro. È narcisismo e dipendenza affettiva, per cui si va in terapia. Il protagonista di questo romanzo, invece, è la perfezione! Un ragazzo d’oro, sexy, che sa il fatto suo, di una dolcezza infinita e che tratta la sua lei con ogni rispetto. Questo è il tipo d’uomo che andrebbe preso a modello. Forse potrei dire che in alcune occasioni è sembrato un po’ possessivo, ma la gelosia e il possesso non hanno solo accezione negativa. Fanno parte delle nostre emozioni e se vissute nel giusto peso sono normali. Soprattutto sul finale, Nate non riesce a capire Stassie perché secondo lui sta sbagliando. Poi però comprende il suo punto di vista e, parlandone, le cose si risolvono. Nessuna relazione è esente da incomprensioni e litigi.


In questo romanzo non c’è una vera e propria trama. Nate e Anastasia s’incontrano e per forza di cose sono costretti a vedersi spesso. Fine. Un abbozzo di trama potrebbe essere il sogno di Stassie di partecipare alle Olimpiadi, tuttavia il libro si basa al 90% sulla storia d’amore dei protagonisti. Cosa che a me va benissimo. Preferisco racconti così a storie che si concentrano troppo su aspetti marginali che alla fine sono soltanto riempitivi che annoiano. Anche per questo considero la lettura leggera. Il focus è uno soltanto. L’inizio mi ha un po’ confusa, Nate sembrava un ragazzino delle elementari fissato col diventare amico di Anastasia mentre lei se l’è presa a morte perché lui le ha detto una bugia cinque minuti dopo che si erano conosciuti. Poi ho compreso i loro atteggiamenti, quello di Stassie soprattutto.


Avevo paura delle scene hot e il terrore è arrivato puntuale quando Anastasia ha iniziato a sottolineare più volte la grandezza del membro di Nate… Ma alla fine, a parte qualche dettaglio che spero di dimenticare, mi sono piaciute. Il lessico non è eccessivamente spinto, il giusto per le loro personalità e l’approccio senza freni al ses*o. Di certo non è un libro timido, ce ne sono un po’, però neanche chissà quante. Alcune si chiudono o lasciano intendere, altre si concludono in fretta. Le ho trovate giuste. Nota di merito per aver nominato il “dopo” un rapporto senza protezioni. Nella maggior parte dei romanzi è sempre tutto a posto, come se non vi fosse alcun inconveniente postumo.

Purtroppo, non sono riuscita a capire le scene di quando Anastasia ballava. Vengono nominati diversi passi o salti del pattinaggio di figura, ma essendo io una profana non avevo idea di cosa volessero dire. Per capirle dovevo vederle attraverso una buona descrizione, che spesso è mancata.


Due cose mi sono piaciute molto.


Primo: i litigi non portati fino all’esasperazione (fin troppo di frequente tocca sorbirsi pagine e pagine di patemi d’animo dei due che stanno lontani prima del successivo allontanamento). Anzi, dirò di più. Spesso non sono riuscita ad avere una posizione perché per me avevano ragione entrambi. Come nel litigio sul finale. Nate era preoccupato per Anastasia e non voleva che soffrisse ancora, mentre Stassie era pronta all’ennesimo sacrificio pur di raggiungere il suo obiettivo. Entrambe le parti si sono spiegate bene, non hanno urlato, non hanno piagnucolato. Litigate così pulite le ho lette di rado. Che i protagonisti tenessero l’uno all’altra era chiaro da come si rapportavano l’uno all’altra per non rovinare le cose.


Secondo: il finale diverso dalla solita struttura.

SPOILER

I due hanno affrontato insieme le varie problematiche proposte senza far diventare il loro rapporto l’ennesimo ostacolo che li faceva star male. Così mi piacciono le storie! Okay le incomprensioni e i litigi, è normale, ma essere una coppia vuol dire avere un punto di forza in più, non un freno aggiunto.


Il finale è stato un po’ frettoloso.

SPOILER


Sono qui che ancora mi domando come sia possibile ubriacarsi fino a scordare tutto così spesso senza preoccuparsi minimamente. L’alcol fa ingrassare, perciò Stassie avrebbe dovuto starci alla larga. Ma anche Nate. Si parla dell’alimentazione di Anastasia, però anche lui segue un regime particolare adatto al suo sport. Fra l’altro la storia inizia con il preside che impone a tutti un certo rigore, eppure è chiaro che non è fregato a nessuno visto il numero di feste all’interno del romanzo.


Detto ciò, ribadisco: mi è piaciuto! Più Nate per tutte, grazie.

 

P.S. Qualcuno mi spieghi il senso di mettere i pensieri diretti fra virgolette se la prima persona presente È il pensiero del protagonista. Un conto sono quelli più profondi, quasi inconsci, un altro è usare le virgolette per qualcosa che andava benissimo anche senza.

 

P.S.S. Non ho capito perché a volte venivano raccontate cose successe poco prima invece di essere mostrate nel normale scorrere della storia. Se sono importanti tanto da prendere più pagine, meglio farle vivere invece di riassumerle. Così perdono valore.











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