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Recensione: "Ho sposato un maschilista", di Joanne Bonny



Trama


Dopo essersi vista negare ingiustamente la meritata promozione, la giornalista Emma Fontana decide di fondare una rivista per donne, «Revolution». Ma proprio quando sta per essere eletta femminista dell’anno, Emma scopre che i suoi migliori amici l’hanno iscritta al reality show Chi vuol sposare un milionario? Per dieci giorni il giovane e ricchissimo Marco Bernardi ospiterà venti ragazze nella sua villa e sceglierà tra loro la sua fidanzata. All’inizio Emma è furiosa solo all’idea di dover competere per sedurre un maschilista fatto e finito, e parte per Como con l’obiettivo di approfittare della ghiotta occasione per screditare lo show. La sua missione si rivela però più ardua del previsto, a causa delle prove imbarazzanti, dell’atteggiamento sessista di Marco e delle concorrenti pronte a tutto pur di diventare la futura signora Bernardi. A complicare le cose ci si mette anche il fratello maggiore di Marco, Leonardo, tanto affascinante quanto sospettoso delle reali intenzioni di Emma. Mentre i suoi sentimenti nei confronti dei fratelli Bernardi si fanno ogni giorno più intricati, Emma si troverà a mettere in discussione certezze e pregiudizi: e se in fondo fosse lei stessa la sua avversaria più pericolosa?






Il mio parere


Questo libro è stato puro stupore.

Anzitutto parliamo di un chicklit e non di una commedia romantica. La comicità è presente in ogni capitolo, ma alla base non c’è la storia d’amore. C’è la maturazione della protagonista e l’analisi di un argomento molto serio.

Emma è stata discriminata per essere donna, così fonda la rivista Revolution e diventa una femminista rigidissima. Il mondo è maschilista e lei vuole offrire sopporto alle donne messe da parte perché giudicate inferiori.

Il suo cammino all’interno del programma “Chi vuol sposare un milionario” comincia con un piano ben preciso e si conclude con una grande presa di coscienza. Emma è stata una bellissima protagonista. Partita con propositi nobili, si ritrova in una situazione uguale e diversa al tempo stesso a quella che aveva immaginato. Fra superficialità, inganni, maschere ben costruite, dispetti anche molto pesanti, entra a contatto con realtà diverse che fanno maturare la sua visione un po’ troppo estremista.


Fra le tante cose che mi hanno stupita c’è il personaggio di Marco. All’inizio trasparente e tipico uomo superficiale, si rivela essere una persona che merita di essere conquistata. Come tutti, ha commesso degli errori e come tutti deve avere l’opportunità di porvi rimedio.


La storia è stata davvero avvincente. Più volte le scene hanno virato verso evoluzioni diverse da quelle che sarebbero cadute nello scontato. Nonostante la conclusione della gara e il finale stesso fossero ben chiari, anche lì sono rimasta sorpresa per come sono stati proposti.


Ovviamente l’assenza dell’epilogo mi ha un po’ distrutta dentro. Dopo aver visto Marco con 20 ragazze per la maggior parte del romanzo, uno scorcio sulla vita unita dei protagonisti ci voleva. Ma, come ho detto, il fulcro di questi romanzi non è la storia d’amore. E il messaggio lanciato da Emma è arrivato chiaro e forte.


I chicklit non sono il mio genere, in un libro cerco sempre una forte componente amorosa altrimenti non riesco ad appassionarmi come vorrei, però questo romanzo è la prova della tipica frase “dipende dalla storia”. E dipende anche dallo stile dell’autrice, che mi è piaciuto moltissimo. Le scene divertenti non erano mai ridicole oltre l’assurdo (come capita con molte commedie romantiche, motivo per il quale ne leggo pochissime), i dialoghi realistici e ben caratterizzati, le descrizioni più dettagliate o minimal a seconda dell’importanza. Più di tutto, però, mi è piaciuto il messaggio della storia. Sì all’emancipazione femminile, ma anche alla parità dei sessi. Nessuno dovrebbe prevaricare sull’altro, nessuno dovrebbe giudicare l’altro elevando i propri interessi a metro di giudizio universale.


Un romanzo veramente bello!










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